“…perché la Cueva è la milonga più argentina d’Italia !”. Così tuonava il vocione di Giuseppe Zafferini, incendiato dai fuochi di San Telmo, quando si impossessava del microfono a notte alta e si rivolgeva al suo popolo. Sei coppie, dieci? Non importa. Era l’alba del tango che si stava infiltrando nella periferia milanese, tra il 2001 e il 2002, finito il periodo della nascita trascinato da Alberto Colombo, Nicolino Gangai, e poi nel 1995 dal trio proveniente da Rosario: Marina Fuhr, Rosanna Remon e Osvaldo Roldan che faceva le videocassette di milonguero con Mara Terzi, dea della danza classica.
Giuseppe Zafferini era il presidente della cooperativa che aveva costruito alle spalle di Milano Sud un piccolo ma frequentatissimo tempio del liscio nel Parco della Quercia a San Giuliano Milanese, il Luna Rossa, che aveva anche il forno a legna per fare la pizza.
Da presidente e imprenditore del ballo non gli è sfuggita la scalata del tango, in progressiva accelerazione.
– Quindi lo facciamo anche noi che siamo i migliori
– Ma dove?
– Ma lì, no?!
Il mitico Fred, che allora si chiamava Alfredo, uomo-jolly del Luna Rossa, si è girato. Effettivamente a dieci metri di distanza c’era un vecchio capannone fatiscente e abbandonato.
– E chi mettiamo lì ad occuparsi del tango?
– La Rosy!
Si trattava di Rosy Marmo, insegnante di liscio, che il presidente chiamava “ la regina”. Rosy però non sapeva niente del tango argentino. Si è aggrappata ad un amico che invece lo ballava, e anche bene. Così sulla scena è arrivato Bruno Di Rocco. Il progetto è stato pensato e realizzato in breve tempo. La Rosy ha disegnato la sala, Alfredo che stava diventando Fred ha studiato il pavimento, Bruno ha dato pennellate argentine a quella che doveva diventare – così’si infiammava Zafferini- una vera milonga di Buenos Aires. Poi ha insegnato i primi passi agli allievi strappati dal liscio e anche alla Rosy. Poiché ci voleva una vera maestra per i passi della donna, sono apparse e poi scomparse presto due argentine. Mescolando la polenta è saltato fuori il nome della milonga: La Cueva, cioè la grotta, ma nel gergo tanguero “la tana”.
Il presidente era scatenato, non tanto alto ma impettito come un generale. Bruno Di Rocco ha ovviamente condiviso tutti i suoi slanci nei momenti un po’ difficili, con la milonga che non decollava. In uno di quei sabati ci sono capitato con Graziella. Il presidente ha organizzato una giuria: noi abbiamo vinto un portachiavi con un’incisione come migliori ballerini, la moglie del mio caro amico Antonio è stata eletta Miss La Cueva e ha avuto i fiori. Si ballava bene in quel rettangolone di 200 metri, il pavimento un po’ misterioso, una specie di linoleum rossastro, si lasciava spazzolare. Il passaparola ha fatto il suo lavoro.
A poco alla volta La Cueva è cresciuta, arrivava gente persino da Piacenza, Modena, Reggio Emilia. Ed a questo punto Bruno Di Rocco ha suggerito di accostare al tango del sabato quello del giovedì, che ha avuto un buon successo sino quando è esplosa la concorrenza. Alfredo, ormai Fred, metteva la musica e passava le notti a studiare Troilo. Oggi, passati 18 anni o quasi, La Cueva è conosciuta come una delle più belle e frequentate milonghe della Grande Milano. Per entrarci bisogna prenotare altrimenti si resta fuori. Fred è diventato un Capo, la musica ora la mettono i TDJ. La scuola con Nadia Sorrentino e Felice Di Noia, ormai sul podio di tutte le competizioni, è raffinata ed ha introdotto al tango un bel popolo.
Giuseppe Zafferini, con la sua corte, ha vinto.
Grazie Massimo per la tua attenta e precisa cronistoria dell’ amata Cueva ..grazie perché ho letto cose che benché come sai frequento la milonga da anni…cose che non sapevo..ora le so e ancora più ricco e consapevole del nostro amato tango..mi applicherò ancora di più perché il percorso iniziato dall’ amico e amato Presidente Zafferini continui !! Grazie..Felice